Una mano tesa "Partito della ragione": tutti insieme con lealtà di Francesco Nucara Scrive Bertrand Russell: "A quanto pare ben pochi si rendono conto che molti dei mali dei quali soffriamo sono totalmente inutili e potrebbero essere aboliti con uno sforzo comune nello spazio di pochi anni". In una notte insonne ho molto riflettuto su quest’assunto di Russell:ho cercato di applicarlo prima di tutto a me stesso, e ho trasferito questo concetto, riguardante la società in genere, alla più modesta, quantitativamente, società repubblicana. E’ ormai più che chiaro che una guerra guerreggiata all’interno del Partito Repubblicano Italiano non giova al Partito ed è comunque dannosa per tutti noi e per ciascuno di noi, indipendentemente dalle ragioni che ognuno cerca di portare, legittimamente, a proprio vantaggio. Le idee non hanno confine e sono comunque valide. Non saremo certo noi ad applicare le formule della "dittatura della maggioranza" all’interno della nostra organizzazione. Non l’abbiamo fatto nel passato né intendiamo farlo per il futuro. Certo ci sono delle regole statutarie che vanno rispettate, ma possiamo ben riconoscere ad altri le attenuanti della loro libertà di pensiero. Le divergenze, se sono serie e non strumentali, arricchiscono il patrimonio ideale dei repubblicani. Per quanto mi riguarda ho sempre cercato di conciliare le teorie di pensiero con un sano pragmatismo. Ciò ha consentito al Pri di resistere, almeno fino ad oggi. Non esistono reprobi nel nostro partito. Le battaglie politiche si possono condurre in tanti modi; noi abbiamo espletato un dovere, che riteniamo superiore ai nostri interessi individuali, sempre con la massima lealtà, e se fosse possibile per un repubblicano, con la massima devozione. E allora mi sono posto il problema, al di là delle diatribe (come sostengono Arsena e Di Placido), di quale sia l’interesse del Pri. Al primo punto ho posto l’unità dei repubblicani. Orbene, se questo è quello che io ritengo l’interesse primario del Pri, mi dovrò adoperare perché nessuno lasci il Pri. Ho lavorato in questi ultimi anni per "aggregare" intorno al nostro partito, mai pensando di dividere. Con questo atteggiamento dei piccoli passi, tantissimi amici dopo aver lasciato il Pri per varie ragioni, ognuno con le proprie, sono tornati tra la classe dirigente della nostra organizzazione. Questo lavoro, per alcuni aspetti certosino, si è concluso con la fine della diaspora repubblicana e la riunificazione sotto l’Edera del MRE di Luciana Sbarbati e dei Repubblicani Democratici di Peppino Ossorio. Sarebbe paradossale che dopo tanto lavoro per raggiungere un obiettivo, che potrei dire centrato grazie al mio modesto operato , oggi si dovesse pervenire ad un’ulteriore divisione. Il mio dispiacere profondo è che dal 2006 in poi di passi indietro ne ho fatti tanti. Pensavo con ciò di potermi ascrivere qualche merito. Così non è stato. Pazienza! Si è soliti dire che la pazienza ha un limite. Forse è vero, ma io voglio avere, quando c’è di mezzo il Partito, la presunzione di affermare che la mia di limiti non ne conosce. Ovviamente è pleonastico dire che malgrado la pazienza di cui sopra anche il sottoscritto ha commesso errori con i suoi eccessi verbali. Agli amici repubblicani chiedo comprensione per questo. Se falli ci sono stati, e ci sono stati, sono da attribuire a reazioni, se si vuole esagerate, ma dovute all’esasperazione per essere stato ultimamente il destinatario sacrificale di insulti gratuiti Il primo passo da fare, a mio avviso, sarà quello di emarginare i cattivi consiglieri, specie se stupidi. Il mondo repubblicano non è fatto di stupidi, che quand’anche fossero amici sempre stupidi rimangono. Ci attende un Congresso e mi adopererò perché si svolga, nella massima correttezza formale e politica, sul confronto delle idee e delle posizioni politiche. La mia si evince benissimo dalla relazione tenuta all’ultimo Consiglio Nazionale: "Lavorare per costruire il Polo liberaldemocratico". Siamo o no il "Partito della ragione"?. Allora cerchiamo di ragionare tutti insieme e facciamo uno sforzo comune, senza colpi bassi da parte di nessuno. Sicuramente, come è sempre stato per il passato e per il presente, anche per il futuro non ce ne saranno da parte mia. |